La narrazione consiste nel raccontare in forma strutturata un evento, un'esperienza, o qualunque altro fatto della nostra vita. In genere, quando raccontiamo una vicenda della nostra esistenza, tendiamo a intensificare la conoscenza pratica che abbiamo di noi stessi perché scopriamo un significato più profondo della nostra esistenza attraverso la riflessione e la trasposizione orale degli eventi, delle esperienze e dei sentimenti che abbiamo vissuto (questo perché forse abbiamo un bisogno connaturato di rendere coerente e comprensibile la nostra vita).
La narrazione autobiografica è uno strumento polivalente che ha un'infinità di applicazioni. Essa mantiene la presentazione della vicenda autobiografica nelle parole del narratore. Il prodotto finito è una narrazione totalmente in prima persona, il cui testo esclude il più possibile l'intervento del narratore.
Ogni volta che raccontiamo una vicenda autobiografica comprendiamo meglio la traiettoria psicologica che attraversiamo mentre impariamo qualcosa di nuovo su noi stessi.
La narrazione autobiografica è sicuramente uno strumento pedagogico molto efficace ed entusiasmante!. Dico questo perché ho da poco effettuato il mio tirocinio in un carcere minorile e ho condotto delle interviste autobiografiche con gli educatori dell'Istituto (il mio obiettivo era ottenere info sulla loro esperienza di vita come educatori in un carcere). Devo dire che per me è stata un'esperienza davvero emozionante!. Il punto è che vorrei poter dire la stessa cosa anche per gli educatori che ho intervistato:(. Mi aspettavo , come scritto sopra appunto , che si venisse a creare un legame profondo con la persona che avevo davanti, invece in più casi ho ottenuto solo una descrizione molto schematica e dettagliata del loro lavoro e di cosa fanno in carcere... Ci sono rimasta molto male:( Diciamo allora che se la narrazione autobiografica non ha arricchito il significato delle loro vite per lo meno ha arricchito la mia esperienza di tirocinio!:) Ciao;)
RispondiEliminaPrima di tutto grazie per il tuo commento Selena!:).
RispondiEliminaE' un peccato che dalle interviste con gli educatori del carcere tu abbia ricavato solamente delle descrizioni molto dettagliate e concise delle attività che svolgono.
Credo comunque che possa capitare di intervistare delle persone che facciano fatica a raccontarsi, e mi spiego meglio: penso che a volte alcuni individui preferiscano "proteggersi" fornendo un elenco dettagliato di tutte le cose che fanno, eliminando così il pericolo di esporsi troppo raccontando esperienze della loro vita molto (troppo) significative o dolorose.
Ed è proprio qui secondo me che risiede l'abilità dell'intervistatore. Egli diventa capace di creare empatia con la persona che gli sta di fronte, è in grado di ascoltarla attentamente spingendola piano piano ad abbassare le barriere e a raccontarsi. Non credi anche tu?:).